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lunedì 28 maggio 2012

La libertà violata

Si chiamava Kaur Balwinde, aveva 27 anni e si era trasferita in Italia dall'India. Mamma di un bimbo di cinque anni, ne aspettava un altro da tre mesi. Non si sono avute sue notizie per due settimane, fino a quando il suo corpo è stato ritrovato nel fiume Po. Un'ennesima tragedia familiare, forse annunciata, forse celata, per quel senso di vergogna che spesso si porta addosso senza che abbia ragione di esistere.
Kaur Balwinde è stata strangolata dal marito per motivi di gelosia, perché voleva vestire all'occidentale, così hanno scritto le testate giornalistiche. Ma i rapporti tra un uomo e una donna possono essere difficili, complicati, troppo spesso tenebrosi e violenti. Oggi il più delle volte le relazioni mettono in luce un sentimento di possesso macabro e malato. Che dei sentimenti puri non racchiude nemmeno la sfumatura più sottile. L'amore è un'altra cosa.
Kaur Balwinde è l'ennesima vittima di un modo di concepire la donna come un oggetto da manipolare, usare e poi buttare via, quando smette di obbedire a comandi ed esigenze maschiliste, che dovrebbero essere morte nella notte dei tempi, mentre invece continuano ad uccidere e torturare il corpo e l'anima di chi vuole solo essere libera. Come voleva esserlo Kaur.

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