L’Acqua decise di non scorrere più.
Quel giorno gli abitanti
di Splendarum aprirono i rubinetti, come di solito, ma nulla, neanche
una goccia cadde. Trepidanti uscirono nelle strade, protestando e
urlando, facendo un chiasso e un frastuono insopportabili. Come era
possibile una cosa del genere?
Intanto l’Acqua, libera da tutti i suoi impegni, si
rilassava navigando sul web e finì tra le pagine di Facewater dove lesse
le proteste dei suoi fan: insulti,reclami,lamentele,drammi
esistenziali… "Acqua non puoi lasciarci così! Ho un appuntamento
importante, necessito di uno shampoo!!! …Devo fare la lavatrice dei capi
colorati, e adesso???… Stasera vado in palestra, come faccio la doccia
dopo??…”.
Ma l’Acqua non se ne curò, anzi sorrise dinanzi quell’elenco di futili problemi. Spostò l’attenzione sulle notizie dedicate alla sua prossima destinazione: l’Africa. Sfogliò con il mouse le innumerevoli pagine e immagini che raccontavano le storie di bambini malnutriti, di donne malate, di uomini in guerra, di gente povera e abbandonata. E, quasi commossa, prenotò un posto sulla nave che partiva la sera stessa.
Ma l’Acqua non se ne curò, anzi sorrise dinanzi quell’elenco di futili problemi. Spostò l’attenzione sulle notizie dedicate alla sua prossima destinazione: l’Africa. Sfogliò con il mouse le innumerevoli pagine e immagini che raccontavano le storie di bambini malnutriti, di donne malate, di uomini in guerra, di gente povera e abbandonata. E, quasi commossa, prenotò un posto sulla nave che partiva la sera stessa.
E la cittadina di Splendarum? Beh, l’Acqua era molto infastidita
dal comportamento degli abitanti: la città era al primo posto per
consumo superfluo di Acqua da ben cinque anni! No, l’Acqua non
poteva accettarlo. Così sparì, lasciando nel panico la gente del posto. Se ne andò dalle case, dalle scuole, dagli uffici, dai ristoranti,
dalle piscine, da ogni luogo di svago. Se ne andò, carica di entusiasmo,
per cominciare il suo lungo viaggio verso una terra che aveva bisogno
di Lei.
Questo racconto è stato pubblicato nel Segnalibro di febbraio 2011 dell'Associazione culturale di Arte&Parte.
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