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sabato 18 maggio 2013

Una maratona in rosa contro il cancro

Appuntamento a Roma con la “Race for the Cure”. Protagoniste assolute
le donne che non si arrendono davanti alla malattia.

Sport, divertimento, emozioni. Tre parole che descrivono l’impegno della Komen Italia nella lotta contro il tumore al seno. Anche quest'anno la Komen ha organizzato la “Race for the Cure”, una mini maratona di raccolta fondi che si terrà domenica 19 maggio nello scenario suggestivo del Circo Massimo. La manifestazione è aperta a tutti ed ha l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della prevenzione. Intanto, oggi hanno preso il via le attività del "Villaggio della Salute", che proseguiranno fino a domani sera con  forum e laboratori incentrati su alimentazione, salute e prevenzione.

Il tumore al seno è sempre più diffuso in Italia, ogni anno colpisce circa 40.000 donne. La “Race for the Cure” vuole essere un momento di confronto e di socializzazione per le donne che affrontano personalmente la malattia e per quelle che l’hanno sconfitta.

Caratteristica principale dell’evento è la presenza delle “Donne in Rosa”. Sono donne che hanno vinto il male e che, senza vergogna o timore, si rendono visibili agli occhi di tutti, partecipando alla maratona con una maglia ed un cappellino rosa. Il loro intento è dare un messaggio di speranza e di positività alle donne che attraversano un momento così difficile della loro vita. La condivisione di questa esperienza rappresenta un elemento importante per poter maturare determinazione e forza nel percorso di cura.

La Komen Italia è nata nel 2000 come prima onlus affiliata della Komen for the Cure, l’organizzazione non-profit fondata negli Stati Uniti, nel 1982, da Nancy Brinker, in memoria di sua sorella Susan G. Komen, morta all’età di 36 anni a causa di un tumore al seno.

In Italia, la “Race for the Cure ha catalizzato un’attenzione sempre maggiore da parte del pubblico, tanto che dal 2007 la maratona viene organizzata anche nelle città di Bari, Bologna e Napoli. Inoltre, grazie al successo e alla popolarità ottenuti, la Komen Italia è riuscita a raccogliere 1.200.000 euro, fondi che ha investito nella realizzazione di progetti propri e di altre associazioni nella lotta ai tumori al seno


Per ulteriori informazioni, consultare il sito della Komen Italia

venerdì 3 maggio 2013

Se non ora quando?

"In Italia le donne continuano a morire per mano degli uomini e per molti è sempre e solo una fatalità, un incidente, un raptus. Se questo accade, è anche perché chi poteva farlo non ha mai sollevato il tema a livello più alto, quello istituzionale".

La presidente della Camera Laura Boldrini, in un'intervista a "Repubblica", denuncia le violenze reiterate sulle donne, ed afferma di ricevere lei stessa ogni giorno messaggi di morte e minacce, anche di natura sessuale. 

Senza retorica né falsi convenevoli, le parole di Laura Boldrini hanno un connotato particolare: è la prima figura istituzionale che cita la mancanza di interesse e di azione della politica in un problema di primaria importanza. 

E, personalmente, hanno portato alla mia mente le riflessioni che Riccardo Iacona ha fatto, più o meno una settimana fa, durante il Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia. In occasione della presentazione del suo ultimo libro, "Se questi sono gli uomini", Riccardo Iacona ha dato uno scossone alla platea del Festival, lamentando la situazione di apatia e menefreghismo che vige in Italia riguardo gli omicidi, gli abusi, i maltrattamenti che milioni di donne subiscono. E puntando il dito contro la nostra classe politica, contro lo Stato che guarda inerte, senza battere ciglio.

Oggi, dopo aver letto le vicende legate all'assassinio di due donne (avvenute a distanza di poche ore, una a Livorno, l'altra a Roma) non sono riuscita a "guardare le notizie con distacco" (come riportano i testi di giornalismo e come in più continuano a ripetermi). Mi sono riflessa dentro quelle vite, dentro il dolore delle famiglie e degli amici. Dentro momenti e situazioni che appaiono inspiegabili.

E mi sono detta che, invece, una spiegazione ci deve pur essere. Se non altro, che si può fare qualcosa.

Il tempo delle attese è finito. Quella della violenza sulle donne è una questione che va affrontata, una volta per tutte, dando spazio alle decisioni e ai fatti, ancor prima che alle parole.






Il futuro del giornalismo parte da Perugia

Cinque giorni di dibattiti, incontri, spettacoli teatrali e proiezioni cinematografiche, in cui Perugia è stata inondata da folle di giornalisti, scrittori, fotografi, studenti, volontari, spettatori. Un pubblico curioso ed attento, a riconferma del fatto che il Festival Internazionale del Giornalismo è un evento unico e di portata mondiale.
Tanti gli argomenti discussi: dal ruolo del giornalismo locale alla centralità dei social network nel campo dell’informazione; dalla presenza delle donne nelle istituzioni ai fatti di cronaca nera che le vedono vittime di violenze; dal precariato alla voglia di imparare, crescere e confrontarsi che vive in molti giovani.